Coronavirus arriva su WhatsApp: occhio alle bufale

Due audio raccontano di un cittadino cinese ricoverato all’ospedale di Lecce: nulla di più falso. Altri messaggi fasulli puntano a negozi e attività cinesi. Tutto quello che non devi cliccare in chat
Non sembra esserci modo di liberarsi dalle bufale di WhatsApp. D’altronde non è un problema di WhatsApp, ma delle bufale stesse, che sono sempre esistite. Certo la pervasività e la rapidità con cui oggi possono diffondersi falsi allarmi, informazioni in parte o del tutto fuorvianti e polpette avvelenate di ogni genere non ha in effetti paragoni. Vi ricordate quell’audio di cinque anni fa con cui una mamma avvisava la figlia di un sicuro attentato a Roma? In quel caso, per stessa ammissione dell’autrice, si trattava di un modo esagerato e infondato per evitare che la figlia uscisse di casa dopo gli attentati parigini del 2015.

Altre volte operazioni di questo tipo sono inventate di sana pianta.

Sull’onda dell’apprensione per il coronavirus cinese, 2019-nCoV, che sta mietendo contagi e decessi nella repubblica popolare con i primi casi confermati anche nel resto del mondo, hanno preso a circolare sempre sulla chat di Facebook – utilizzata da oltre un miliardo e mezzo di utenti – due audio in cui si dice che al pronto soccorso di Lecce sia appena arrivato un cittadino cinese, da poco rientrato da Whuan (la città focolaio dell’epidemia, nella provincia dello Hubei) che verserebbe in gravissime condizioni e appunto ricoverato a causa di quello stesso virus. Nulla di tutto questo, ovviamente, è accaduto. Una fonte attendibile per tenersi informati è il sito dell’Istituto superiore di sanità, non certo il turbinio di messaggi inoltrati sulla chat di Menlo Park.

Ovviamente, come racconta Open, il primario del pronto soccorso leccese ha smentito ogni cosa. Si trattava di un accertamento e non di un cittadino cinese. Non certo di quel che una voce femminile e una maschile spiegano nelle due versioni dell’audio: «Faccio presente a tutti quanti che questo pomeriggio al pronto soccorso di Lecce s’è ricoverato un cinese molto grave con il virus in quanto era rientrato da 10 giorni dalla Cina ed è affetto. Quindi il pronto soccorso, se si può evitare di andare al pronto soccorso di Lecce è meglio evitare e andare in altri ospedali perché adesso c’è il pericolo qui. È confermato, ve lo dico perché lo so personalmente in quanto mio fratello sta nel pronto soccorso». L’altro è sulla falsa riga.

A questi vocali si aggiungono inoltre una serie di messaggi di testo col medesimo obiettivo: alimentare la psicosi da coronavirus, diffondere ansie e notizie fasulle, speculare sulle paure delle persone e sui legittimi dubbi. In questi messaggi, al contrario, vengono presi di mira negozi e attività gestite da cinesi, dai casalinghi ai ristoranti gestiti da cinesi o persone di origine cinese. Anche in questo caso, nulla di più infondato. Sempre sul sito dell’Iss Silvio Brusaferro, il presidente, ha per esempio risposto a una serie di domande frequenti fra cui quelle sulle questioni alimentari: «Le conoscenze di cui disponiamo al momento ci dicono che la trasmissione di questo virus non avviene per via alimentare. Inoltre in Europa è vietata l’importazione di animali vivi o di carne cruda dalla Cina».

Insomma, conviene fermarsi un attimo, quando si ricevono messaggi di questo tenore, che evidentemente appartengono alle onnipresenti e sempre floride catene di Sant’Antoni. Bisogna tassativamente evitare di dar loro seguito. Se si ha qualche dubbio, ci si può documentare sul fonti affidabili come testate giornalistiche, siti istituzionali e approfondimenti scientifici.

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